Intervista all’Avv. Fantini: “un errore mettere in mora l’Italia”

Il ministero del Lavoro, nella persona di Lorenzo Fantini, responsabile della direzione generale delle Relazioni industriali e dei rapporti di lavoro dichiara, durante un’intervista rilasciata all’INAIL, di considerare “un errore sostanziale” la procedura di messa in mora attivata dall’UE nei confronti dell’Italia, riguardo al Testo Unico sulla Sicurezza.

 

La procedura peccherebbe, secondo Fantini, da un lato di una visione eccessivamente burocratica delle politiche di sicurezza  e, dall'altra, di una visione troppo semplicista del panorama giuridico italiano, ritenuto invece tutt’altro che permissivo nei confronti degli imprenditori e delle loro responsabilità penali in materia di tutela di salute e sicurezza dei lavoratori.

Fantini alla domanda di replica del ministero all’UE relativamente alla deresponsabilizzazione dei datori di lavoro, risponde che forse a Bruxelles non si è tenuto conto di quanto l'assetto giuridico italiano sia complesso e fortemente stringente in senso contrario a quanto contestato, ovverosia la normativa italiana impone in maniera molto rigorosa agli imprenditori di tutelare la salute e della sicurezza dei lavoratori.

 

Inesistenti anche, i motivi di critica al Testo Unico relativamente agli altri punti; per Fantini si tratta di “censure di dettaglio”; “per esempio, riguarda lo stress lavoro-correlato, la cui valutazione sarebbe stata prorogata, è la critica, attraverso le indicazioni metodologiche della Commissione consultiva. In questo caso si tratta di una censura superata dallo stesso passare del tempo: nel senso che, se anche tale proroga fosse stata concessa, in ogni caso sarebbe ormai scaduta”.

 

Riguardo alla possibile violazione dell'obbligo di valutazione dei rischi per la sicurezza per i datori di lavoro che occupano fino a 10 lavoratori, così dichiara il ministero: “va evidenziato come l'autodichiarazione scomparirà nel 2012 e, quindi, un eventuale provvedimento in tal senso avrebbe un arco temporale di rilevanza molto limitato. Altro aspetto fondamentale: ciò che il datore di lavoro afferma con l'autodichiarazione è semplicemente di avere svolto un'attività di prevenzione. E i nostri ispettori, per l'appunto, anche in quell'area dove la documentazione può essere sostituita da un'autodichiarazione, vanno a verificare se quest'ultima sia corrispondente a verità. Le sanzioni, in breve, sono fatte sulla base dell'attività non svolta e non sul documento esibito e, a dimostrazione di questo, ne invieremo numerosi esempi a Bruxelles comminati a soggetti che pure avevano auto-dichiarato la valutazione del rischio".