La Cgil ha presentato ricorso alla Commissione Europea contro il Decreto Legislativo n. 151/2015, attuativo del Jobs Act, contenente l’abolizione del Registro infortuni; “Il Decreto legislativo, sostiene la Cgil, viola la direttiva europea in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, la Direttiva 89/391/CEE. In particolare, spiega nella nota, non rispetta l’obbligo dei datori di lavoro di tenere un elenco degli infortuni di cui siano stati vittime i suoi dipendenti, previsto dalla direttiva e recepito nella legislazione italiana proprio attraverso la tenuta del Registro Infortuni, introdotto più di cinquant’anni fa”. “L’abolizione di quest’ultimo, non essendo accompagnata da nuove misure alternative di eguale efficacia, cancella uno strumento fondamentale per avere dati storici sull’andamento degli infortuni e per la prevenzione”.
Il provvedimento, inoltre, per la Cgil “viola anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione (artt. 31, 35 e 27), in quanto l’assenza di un’opportuna alternativa al Registro non assicura il diritto dei cittadini ad avere condizioni di lavoro giuste e dignitose, misure preventive adeguate né il relativo diritto all’informazione e consultazione dei lavoratori nell’ambito dell’impresa”.
Contestato anche il metodo: “secondo la giurisprudenza della Corte di giustizia UE infatti – prosegue la nota – l’attuazione da parte degli Stati membri delle disposizioni della Direttiva europea in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro non può avvenire mediante prassi amministrative modificabili a piacimento, ma deve seguire degli standard europei prestabiliti. Cosa che non è avvenuta”.
Il responsabile Salute e Sicurezza sul lavoro della Cgil nazionale dichiara che “Abolire il Registro è inaccettabile se si considera la preoccupante situazione che vive il nostro Paese”, ricordando come “nel 2015 gli infortuni sono diminuiti (-24 mila unità), ma al contempo sono aumentate del 16,15% le denunce di infortunio mortale (+161 mila unità nei primi undici mesi dell’anno) e nello stesso periodo sono cresciute quelle riguardanti le malattie professionali (+2,63%)”.