Il 25 settembre scorso, la Procura di Ivrea ha chiuso le indagini sui morti a causa dell’amianto negli stabilimenti Olivetti del Canavese, indagando 39 dirigenti per l’omicidio colposo di 13 ex dipendenti morti per mesotelioma pleurico.
Aperto ora dalla procura di Ivrea, un secondo fascicolo denominato “Olivetti bis”, nel quale stanno confluendo altri casi (almeno 6) di patologie di sospetta origine professionale, che si aggiungono ai 15 già contestati.
Si tratta di morti sospette di altri lavoratori adibiti a varie mansioni, esposti alle fibre di amianto presenti nel talco utilizzato per alcune operazioni e soprattutto in vari punti degli stessi capannoni.
Anche in questo caso sarebbero contestati l’omicidio colposo e le lesioni colpose, agli stessi manager che compaiono nell’avviso di chiusura indagine notificato a 39 persone che, negli anni hanno ricoperto incarichi di vertice nella società e nelle sue articolazioni.
Contestati dai magistrati, il ritardo degli interventi messi in atto dall’azienda per tutelare la salute dei propri lavoratori, la manutenzione non accurata, le fibre disperse nell’ambiente e gli operai privi di adeguate informazioni e di mezzi di protezione personale sufficienti.
In una nota diffusa dall’ INAIL si legge che, Carlo De Benedetti, amministratore delegato e presidente del Consiglio di amministrazione tra il 1978 il 1996, ha difeso il suo operato ribadendo “con forza la propria totale estraneità ai fatti e ha spiegato di attendere con fiducia le prossime fasi del procedimento nella convinzione che all’esito di questa complessa indagine svolta dai pubblici ministeri, una volta al vaglio del giudice, possano essere chiariti i singoli ruoli e le specifiche funzioni svolte all’interno dell’articolato assetto aziendale della Olivetti“.
De Benedetti, inoltre, ha sottolineato che nel periodo della sua permanenza in azienda, “l’ Olivetti ha sempre prestato attenzione alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, con misure adeguate alle normative e alle conoscenze scientifiche dell’epoca“.